domenica 8 maggio 2011

Capitano Antonio Zaccardi, classe 1916 - Fronte greco

Il corso ufficiali
Frequentò la scuola allievi Ufficiali a Modena dalla quale usci con il grado di Sottotenente. Fu in seguito destinato al 14 Reggimento Pinerolo con sede a Chieti, da qui trasferito a Campobasso presso un battaglione mitraglieri con il grado di Tenente.

La Guerra
Nel 1940, allo scoppio delle ostilità, partì con una tradotta verso il fronte occidentale dove ebbe il battesimo del fuoco, il treno fu infatti ripetutamente mitragliato dall'aeronautica francese e i soldati italiani non poterono neppure rispondere al fuoco poiché erano stati mandati verso il fronte senza munizioni, con la promessa che avrebbero trovato il necessario in prima linea.
Dopo l'esperienza del fronte la Pinerolo partecipo alle manovre che si svolsero nel mese di settembre presso Modigliana (Faenza) In seguito fu destinato a Vasto.
Il Principe Umberto di Savoia fa visita all'Esercito alle Manovre presso Modigliana

Al centro il Ten. Antoni Zaccardi

Il fronte Greco
Alla fine del 1940 Partì da Vasto (CH) in direzione di Bari dove soggiornò  presso il Policlinico, all'epoca in costruzione, da qui si imbarcò per Durazzo, partendo il giorno prima che salpasse la nave con le salmerie che fu però affondata.
La Pinerolo fu destinata nel 1941 al fronte jugoslavo, a Lamya italiani e tedeschi dividevano una caserma che fu dell'esercito ellenico, i tedeschi giunsero in soccorso delle truppe italiane in seguito al contrattacco greco che aveva minacciato di ricacciarli in mare i militi a causa della cattiva organizzazione delle operazioni militari in Grecia.
Successe in quei giorni che i partigiani greci (Antartes) avessero ucciso dei soldati italiani, fu ordinato allora al Capitano Zaccardi di recarsi presso il centro abitato e raccogliere tutti gli individui di sesso maschile sopra i 16 anni, obbedendo all'ordine ricevuto il Capitano fece circondare il paese e radunò tutti i ragazzi e gli uomini...tra di essi vi era un anziano che, in ginocchio, implorò l'ufficiale spiegandogli in lacrime che era estraneo a quanto avvenuto. Il capitano lasciò libero l'uomo firmando una sorta di salvacondotto e ripartì verso il comando con i prigionieri.
Qui il comandante del I battaglione, Maggiore Castrenzo di Prima, partecipò personalmente all'interrogatorio dei greci cercando di farsi dire dove fossero le armi, in un primo momento non ottenne risultati, decise perciò di intimorire i prigionieri sparando con la propria Beretta prima alcuni colpi in aria e poi ai piedi degli interrogati senza l'intenzione di ferirli, allorché nei giorni successivi cominciarono ad affluire al comando le armi più svariate.

 
 Fronte- Dirimpetto Quota 731 e monastero -10\03\1941
A Trikala Un ex compagno di corso del Maggiore di Prima,invidioso della carriera dell’Ufficiale denunciò segretamente quanto avvenuto sostenendo che quel comportamento avrebbe generato una rivolta tra i Greci. Venuto a sapere ciò di Prima ordinò ad alcuni soldati di recarsi nottetempo nel villaggio con delle precise disposizioni, e così , all'indomani, giunto il generale De Stefanis , la popolazione locale accolse l’ alto ufficiale al grido di "zitò Stratigòs" viva il Generale, omaggiandolo di fiori e uova; inutile dire che dietro i villici ogni tanto si vedeva un soldato che assicurava che l'entusiasmo non scemasse.Con questo stratagemma di Prima si assicurò carta bianca da parte del Generale che rimase favorevolmente colpito dalla calorosa accoglienza.Il Maggiore di Prima era amato dai propri uomini, il capitano Zaccardi ricorda che, di ritorno da estenuanti marce, al momento di tornare in città faceva requisire alcuni carri sui quali caricava i pesanti zaini dei soldati che poi li riprendevano al rientro in città, cosicché al momento dell' "attenti a destra" al Comando Generale i propri uomini erano impettiti e vigorosi a differenza degli altri soldati italiani.
Nei giorni successivi Di Prima ordinò che per una azione notturna i soldati avessero le armi senza il colpo in canna, per evitare spari accidentali e sorprendere il nemico, accadde però che un soldato della compagnia del Capitano Zaccardi lasciò partire un colpo e subito iniziò uno scontro a fuoco praticamente alla cieca, il comandante allora scoperto a chi fosse subordinato il colpevole riversò sul di lui tutta la sua rabbia arrivando a dire: “Capitano per quanto mi riguarda voi siete morto”. Di Prima,però,  si ricredette presto, infatti, durante un’altra operazione notturna il Cap.Zaccardi corse in soccorso del superiore che era rimasto isolato con pochi altri uomini e lo trasse in salvo, da quel giorno lo volle sempre al suo fianco, anche in quei giorni in cui il povero Capitano era in licenza.

L’Armistizio
In seguito all’armistizio dell’8 settembre del 1943 la Pinerolo si ritirò sulle montagne del Peloponneso chiedendo ospitalità agli Antartes, i partigiani che fino a poco prima combattevano strenuamente.
I partigiani aiutavano i soldati italiani  regalando loro pane e altri generi alimentari, ma , all’inizio, vi era diffidenza tra i due gruppi. La situazione migliorò poiché i Partigiani spesso avevano bisogno di cure mediche, e di questo si occupava un Tenente di Sanità, i Greci consideravamo meglio preparati i medici italiani ,  che ripagavano con farina, patate e fagioli.
Ai soldati italiani inizialmente non fu permesso di combattere contro i Tedeschi al fianco dei Greci, e questi ultimi subirono, anche a causa della mancanza di armi, alcune sconfitte in un primo tempo.
Gli italiani si erano insediati preso una località turistica, organizzando il loro campo grazie ai teli tenda in dotazione, qui  si guadagnavano da vivere lavorando la terra. Dopo qualche tempo agli ufficiali venne data una sterlina d’oro al mese, e con quell’obolo riuscivano a pagarsi il soggiorno nelle case dei  Greci.
In seguito gli Italiani combatterono al fianco dei Greci , ed una volta, di ritorno da un giro di perlustrazione, catturati dei tedeschi, i mitraglieri del Cap. Zaccardi si imbatterono in un uomo chino sotto il peso di un grande zaino e ammantato dal proprio pastrano. L’uomo visti i soldati corse loro incontro e riconosciuto il Capitano lo abbraccio e lo bacio; era il vecchio che aveva lasciato libero nei pressi di Lamya, l’uomo per riconoscenza volle cucinare per gli uomini del Capitano.
Poiché i Tedeschi si erano ritirati, gli Italiani , da Analipsis, riuscirono a raggiungere Patrasso, qui ,già da prima della guerra, risiedevano molte famiglie italiane e presso una di queste soggiornò il Capitano, dopo tanti mesi poté cambiarsi d’abito, una donna infatti gli dono la giacca di un Colonnello suo cognato, che, benché smostreggiata, lasciava intuire i gradi sul paramani a causa dell’alone lasciato dagli stessi, cosa che incuriosiva e stupiva i Greci che vedevano un così alto grado attribuito ad un ufficiale tanto giovane.
Qui  il Capitano fece un accordo con un pescatore che, all’indomani lo avrebbe portato, al costo di una sterlina d’oro, a Corfù, da dove si sarebbe imbarcato alla volta dell’Italia. Il mattino dopo il Cap. Zaccardi arrivò con pochi minuti  di ritardo e vide il peschereccio allontanarsi per poi saltare in aria, aveva infatti toccato una mina subacquea, così l’ufficiale ebbe salva la vita.
Nei giorni seguenti una nave cisterna arrivò a Patrasso, un tale Ferretti e un uomo di nome Viola Nicola si offrirono di riportare il milite in Italia con la petroliera..
Il comandante della Nave cisterna nascose il capitano nella propria cabina poiché non avrebbe potuto portare nessuno in quel viaggio, e la nave partì alla volta dell’Egitto dove la petroliera avrebbe dovuto liberarsi del proprio carico. Qui fu presa d’assalto da altri Italiani desiderosi di tornare in patria, ma il comando inglese, contrario, fece scendere tutti, salvo poi dare il contrordine un ora dopo, la nave scortata da una Dragamine fece rotta per l’Italia.
Arrivati a Santa Maria di Leuca puntarono su Taranto e qui sbarcarono, vennero pagati gli arretrati degli stipendi e il capitano ricevette 150.000 lire, una cifra considerevole, prima della guerra, ora la lira era svalutata e il Capitano se ne accorse nel momento di acquistare una saponetta che costava ora 40 lire contro le 2 del periodo precedente.
Venuto a sapere che l’Abruzzo era ormai libero si mosse, a piedi, in direzione di Termoli per poi passare da Larino e infine giungere a Campo Basso.
Da Campo Basso prese un camion che lo portò a Trivento, dove trovò un contadino che per 15-20 lire lo porto a dorso d’asino a Belmonte, era la fine di Novembre.
Nelle campagne intorno al suo paese saluto dei contadini che stavano mangiando e questi lo salutarono ridendo, giunto in paese non incontrò nessun viso familiare e neppure sapeva  se i propri cari fossero ancora vivi o meno.
Giunto a casa bussò, un contadino apri la porta, e la madre potè rivedere il proprio figlio partito anni prima per la guerra e di cui da più di un anno non riceveva alcuna notizia.
Tempo dopo Il capitano Zaccardi scoprì che al suo ingresso in paese i contadini ridevano di lui perché, a loro dire, assomigliava ad uno spaventapasseri.
Il Dopoguerra
Nel 1955 il Capitano venne richiamato in servizio inviato a Trani e poi a Bisceglie dove partecipò ad un esperimento, armare una Divisione in 36 ore e renderla pronta al combattimento, per questa operazione ricevette la promozione a Maggiore.




martedì 3 maggio 2011

Questo Blog nasce con l'intenzione di ricordare coloro che, in tempi diversi, hanno vestito la divisa del Regio Esercito e delle altre Armi durante il periodo del Regno d'Italia; uomini che, nel loro piccolo, hanno fatto la storia, in guerra e in pace. Il sito, pertanto, non ha alcuno scopo politico e non saranno tollerati commenti faziosi!